Le tante buone ragioni per continuare a seguire gli Arctic Monkeys nel 2014 (anche in Italia…)

Gli Arctic Monkeys sono tra le ultimissime band che ricorderemo ad essere venute fuori dal nulla, dal garage, dal concertino nel pub di quartiere, dal passaparola semplice sul territorio. Poi sono arrivati i talent show e addio sogni di “parto dal basso, almeno ci provo”. Nella foto un Alex Turner giovanissimo, durante il concerto che diede risalto nazionale alla band per la prima volta, al Festival di Reading 2005, con nemmeno uno straccio di EP pubblicato.

arctic monkeys reading 2005

Le Scimmie Artiche sono davvero tra i pochissimi gruppi ad aver accolto senza alcun compromesso il cambio delle dinamiche di mercato indotto dall’avanzata del file sharing. A cominciare dall’epoca di MySpace, fino ad arrivare a piattaforme come Spotify. Mentre c’era chi combatteva l’inevitabile, qui si lasciava aperta ogni opzione. Non stupisce che la casa discografica, la Domino, tramite i suoi canali pubblichi man mano le tracce della band, o permetta il libero streaming prima dell’uscita di un album. E tutto ciò non sembra incidere affatto sulle vendite. Per non parlare di quelle dei vinili, dove gli Arctic Monkeys sono tra i primi trascinatori. Questo a voler dire: è davvero possibile ancora vendere dischi, nonostante pirati, streaming ecc. Come? Con la qualità. Una visione romantica del mercato musicale, è vero… ma ‘ste Scimmie ci sono riuscite. Approfondiremo presto il discorso in maniera accurata, con delle pubblicazioni anche cartacee che vi inviteremo a seguire.

Mentre quasi tutte le band, specie quelle sulle scene da tempo, per mantenersi a galla ripropongono di continuo i loro pezzi di grido, Alex Turner ha detto qualche giorno fa in un’intervista al Daily Star di essersi “annoiato” di suonare i vecchi brani. Dichiarazione curiosa, ma estremamente coerente con la proiezione verso il futuro che ha contraddistinto le strategie degli Arctic Monkeys sin dai primordi. Di certo, improbabile vedere un live senza un I Bet You Look Good

Non ne parla nessuno, ma Humbug (2009) per lo scenario brit è stato come un terremoto. Ha praticamente messo la parola fine ad un periodo musicale iniziato dai The Libertines, ai quali Alex Turner deve sicuramente qualcosa. Si è messo in confusione un intero sistema e ancora si faticano a trovare nuovi nomi nel Regno Unito che possano rappresentare uno scenario indipendente sempre molto attivo, importante e meritorio di tutele persino dal governo.

am humbug era

Il successo del passaparola globale sul fenomeno Arctic Monkeys ha goduto del grande contributo dalle comunità mondiali di fan che negli anni si sono organizzate per creare una rete di contenuti straordinaria, rimanendo a stretto contatto le une con le altre (ci capita spesso di confrontarci con i “colleghi” americani o francesi), per preparare notizie ad hoc a disposizione di vecchi e nuovi seguaci della band. Senza impegno, come hobby, ma contraddistinguendosi per una “simpatica professionalità”. Lasciare a ragazzi legati da una passione la promozione su larga scala, piuttosto che dare tutto in mano a esperti discografici è solo al pensiero una scommessa ardita. L’hanno vinta… e speriamo che l’irriverente premio degli NME Awards 2014 circa la “Best Fan Community” finisca proprio agli Arctic Monkeys!

nme award nick o malley matt helders

La fama della band è cresciuta, enormemente, specie con l’ultimo album AM. Tuttavia stupisce pensare che tutto quello che ci troviamo a seguire e sostenere rimane ancora un qualcosa di “essenzialmente inglese”, in un momento storico dove il rock ha perso davvero molto del suo fascino. Mainstream dell’alternativo, come lo definimmo tempo fa, ma di certo ancora anni luce lontano dal “pop”.

È una sfida che sembra non finire mai: diventare popolari muovendosi nei meandri dell’alternative. Solo le Scimmie Artiche, praticamente. La buona ragione per continuare a seguirli.

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Lunedì verrà annunciato il ritorno degli Arctic Monkeys in Italia. Villafranca di Verona? Pistoia? Solo una data? Entrambe? Passate il weekend in tranquillità. Sarà un’altra stagione “artica” per tutti, prima della lunga pausa fisiologica che segnerà la fine dell’epoca di AM e ci proietterà verso un’altra, nuova attesa.

Ci vediamo in estate. Con ‘hype’.

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