Il giorno in cui ho scoperto l’esistenza degli Arctic Monkeys

Quattro anni fa. Oggi penso al me stesso di quattro anni fa come un idiota completo, un essere inutile, uno spreco di spazio, come direbbe James Cook di Skins. Ascoltare gli Arctic Monkeys per la prima volta è stato uno di quei momenti che oggi considero scintille di ragione in un’esistenza piatta e senza scopo. La canzone che un mio benedetto amico stava ascoltando era Brianstorm:

Più avanti quell’anno ero in vacanza con questo mio amico, insieme ad altri. Quel giorno avevamo fatto un’escursioncina a Kings Cross per essere testimoni delle innumerevoli persone che stavano in piedi davanti ai binari 9 e 10, come in attesa di vedere Daniel Radcliffe uscir fuori dal muro fra i due. Comunque, tornando in centro, l’amico continuava a canticchiare una canzone che faceva tipo ‘you’re lying again, your conscience ain’t your friend’. Curioso di questo pezzo che aveva ascoltato per dieci volte di fila gli rubai una cuffia e cominciai a sentire. Cinque minuti dopo gli avevo rubato l’iPod e perso il conto delle riproduzioni:

Fra la magia della città e quel brano epico, il mio cuore da allora è dedicato esclusivamente ad Alex Turner e i suoi scagnozzi.

In ogni caso, questa lunga prefazione era necessaria perché questo gruppo unico la merita. Oggi vi do gli Arctic Monkeys. Don’t believe the hype. Ecco il loro primo, incredibilmente brillante, rozzo e potente album.

4 commenti

  1. Io 🙂 avevo scritto questo articolo sul mio blog e ho chiesto all’amministratore di poterlo condividere

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