di Luca Bettega – onanrecords – Recensione pubblicata il 17 Settembre 2013
Gli Arctic Monkeys hanno fatto il loro inaspettato secondo capolavoro. Così bello, maturo e sofisticato nell’esercizio di stili da rendere giustificabile anche il male che Richard Hawley da una parte, Josh Homme dall’altra, sembravano aver procurato loro dopo il debutto. L’America da luogo di esplorazione si trasforma in terra di adozione (One For The Road e Fireside). Là è inciso; la produzione è perfetta: il basso di Nick O’Malley in primissimo piano (Do I Wanna Know?), la ritmica di Matt Helders quella della band che stampava magliette con l’immagine di una batteria (R U Mine?). Qualcuno scrive che le chitarre son calate. In Arabella (la migliore) Jamie Cook suona come se Iommi fosse entrato negli Zeppelin. I Want It All è glam per la festa. No. 1 Party Anthem mostra che Alex Turner ha finalmente superato Hawley e canta diritto verso qualcosa che sta tra gli Smiths e i Blur. Mad Sounds è il soul che i Primal Scream non possono più, Snap Out of It il rhythm, Why’d You Only Call Me When You’re High? l’hip-hop che i bianchi non devono rappare. Knee Socks non sono neanche gli Arctics. I Wanna Be Yours resterà!
AM è un disco straordinario, la responsabilità della sopravvivenza del rock britannico contemporaneo è qui.
D’ora in poi per gli Arctic Monkeys sarà possibile davvero tutto. Anche niente.
Voto: 10/10
Track Count: 12
Artist: Arctic Monkeys
Released: September 9, 2013
℗ 2013 Domino Recording Co Ltd
Fotografia dell’album. Essenziale ma non banale. L’accostamento ad un sound tra gli Smiths e i Blur per no. 1 party anthem era proprio il paragone che mancava. Grazie Luca.
“la responsabilità della sopravvivenza del rock britannico contemporaneo è qui.” non sono per niente d’accordo, personalissima opinione.
Personalmente party anthem la vedo accostata meglio agli oasis piuttosto che a blur o smiths che hanno sound totalmente differenti, ma per me ovviamente è un pregio…riguardo al fattore responsabilità dico solo che al momemto sono l’unica band che ha avuto subito successo, meritandolo, e che secondo me è destinata a perdurare perché li vedo come un gruppo unito tra di loro. Di certo ci sono band meritevoli in england ma a mio avviso non altrettanto durevoli. Il loro sound può essere mutato è vero, ma se continuano a farmi provare emozioni per me va bene così..
Trovo che i suoni originari a cui accenna Filippo Mortari si sentano in do i wanna know e RU mine , ma non concordo con la recensione per no 1 party anthem che mi pare un pezzo prevedibile e un po banale al di sotto del loro livello. Nell insieme un bel disco
io non sono un esperto, ma credo che AM non si possa definire un disco da 10, xk se così fosse ci sarebbero un sacco di album da 20/10. credo lo si stia sopravvalutando un po’ troppo! ma questo è il mio inutilissimo pensiero. sono d’accordissimo col pensiero di Filippo Mortari..
non mi va di criticare o elogiare una recensione. chi la scrive mette dentro quelle poche righe tutti i suoi pensieri e tutte le sue sensazioni. se uno è convinto che ha davanti un album da 10, quell’album per lui vale 10.
io questo album lo reputo un buon disco, se devo dare un voto più o meno darei un 7,5 visto che trovo un inizio di disco davvero massiccio, una parte centrale un po più debole e un finale in crescendo ma non al livello dei primi 3 pezzi che forse sono il meglio che il decennio musicale ci ha regalato.